Autobus e schegge di vetro

Foto di Valerio Minato, Torino

La sensazione che tutto svanisca appena distogli lo sguardo.
Come nei film: stai guardando una persona dall’altro lato della strada, passa un autobus e quella persona è svanita. È bastato interrompere il contatto visivo per quei pochi istanti e tutto è scomparso. Ci si rilassa per un secondo, molto spesso senza neanche accorgercene, e tutto ci sfugge di mano.
Ci chiediamo perché? Come è successo? Quando? Non ci accorgiamo di aver perso fino al momento in cui quel fottuto autobus si è levato dai piedi, mostrandoci nient’altro che un marciapiede vuoto.
E allora proviamo a ripensare a ciò che è accaduto, cercando magari di cogliere il momento esatto in cui la partita è stata decisa, in cui gli occhi si sono chiusi per quella frazione di secondo che ha permesso al vento di spazzare tutto via. Ma niente, per quanto ci si sforza, quelle domande rimangono sospese nella nostra mente ad abbagliare affamate.
Abbiamo in ogni modo tentato di tenere tutto in piedi, mettendoci tutto l’impegno e la passione a nostra disposizione, ma è bastato un niente perché tutto crollasse, giusto quell’istante in cui le nostre palpebre si sono appena appena sfiorate, per poi staccarsi bruscamente, come due timidi amanti segreti.
Chester1 direbbe che siamo solo delle crepe in questo castello di vetro. Cerchiamo in ogni modo e con tutte le nostre forze di tenere in piedi tutto, di ricongiungerci con l’altra metà che vuole sfuggire. Ma appena respiriamo un momento, ecco che il castello va in frantumi; lentamente, ma inesorabilmente.
E allora ci ritroviamo con in mano nient’altro che i resti di quel che è stato e che probabilmente non sarà più. Guardiamo davanti a noi e vediamo solo un marciapiede vuoto.
E ora che facciamo?
Quello che abbiamo fatto l’ultima volta che un autobus ha infranto il nostro castello: sospiriamo, sbuffiamo, ci arrabbiamo e alla fine ricostruiamo tutto da capo, come bambini in spiaggia che ogni giorno ricostruiscono ciò che il mare ha distrutto la notte.

 

 


1. Chester Bennington, cantante dei Linkin Park, mi riferisco alla canzone “Castle of Glass“.